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I morti di Lampedusa sono l'ennesima colpa del regime: i modi per salvare i migranti esistono. (Ektor Georgiakis)

I morti di Lampedusa sono l'ennesima colpa del regime dell'ultimo ventennio (centrodestra-centro-centrosinistra) e di tutti coloro che l'hanno votato e sostenuto. Fra leggi sbagliate, leggi assenti o inapplicate, servizi incompetenti e indecisioni sono loro i responsabili morali della mattanza mediterranea. La retorica delle lacrime di coccodrillo che ora si sparge a piene mani sui media non può far dimenticare che non c'è stata una sola politica dell'immigrazione che abbia funzionato. Gli accordi con gli Stati africani non potevano durare, anche considerando che abbiamo fatto di tutto per destabilizzare quegli Stati. Il reato di immigrazione clandestina ha avuto il solo risultato di sovraffollare le carceri. L'immigrazione contingentata e subordinata al lavoro ha dato sollievo alle imprese, ma ha sottratto ben quattro milioni di posti di lavoro ai cittadini italiani. La mano pesante sugli scafisti ha favorito la crudeltà e il sadismo verso i clandestini.

Gli immigrati muoiono perchè sperano di farcela e perchè viaggiano su scatole di sardine bucate. Per impedire queste stragi ci sono solo due soluzioni: o inibire la speranza di farcela o organizzare viaggi sicuri.

A. Per inibire la speranza di arrivare clandestinamente in Europa basterebbe creare una catena di pattugliamento navale sullo stretto di Sicilia, con molte motovedette , alcuni mezzi aerei, e un paio di navi passeggeri ancorate sul confine delle acque territoriali. Le motovedette potrebbero pattugliare il mare fino a 13 miglia marine al largo di Lampedusa, creando una linea di intercettazione e salvataggio di tutti i natanti che oltrepassano quel limite territoriale. Una volta intercettati, i natanti vengono evacuati e i passeggeri portati sulle confortevoli navi passeggeri. Una volta in salvo sulle navi si procede ai controlli. Coloro che richiedono il diritto di asilo vengono inviati, su mezzi sicuri, nei Paesi europei richiesti. I migranti che chiedono solo lavoro vengono smistati, su mezzi sicuri, nei Paesi disposti ad accoglierli. I migranti indesiderati (per crimini) vengono rispediti con mezzi sicuri nei Paesi d'origine o nei Paesi da cui si sono imbarcati. Gli scafisti dovrebbero essere considerati come gli altri migranti: quindi perchè non distribuire loro un segnalatore satellitare? In questo modo avremo molti meno disastri, una Lampedusa libera da problemi e una sistemazione dignitosa dei migranti in cabine e spazi di vita accoglienti. Questi però non potranno in nessun caso sbarcare clandestinamente e a rischio della vita sulla terraferma. I mezzi per realizzare questa politica potrebbero arrivare dall'UE e dalle finte missioni di pace all'estero.

B. Per organizzare viaggi sicuri basterebbe attrezzare le ambasciate europee dei paesi africani per la selezione e lo smistamento dei migranti. Costoro potrebbero rivolgersi alle ambasciate o ai consolati italiani o di altri Paesi europei presenti nel loro Paese o in uno dei Paesi confinanti. Una volta che le ambasciate hanno deciso la destinazione, i migranti vengono prelevati con aerei sicuri e accompagnati nei Paesi che li accolgono in modo civile e organizzato, magari in cambio di una tassa pari alla metà del costo richiesto dagli scafisti. In alternativa, si potrebbero prevedere viaggi sicuri con traghetti italiani o europei dai principali porti dell'Africa mediterranea. Anche qui, i fondi potrebbero arrivare dall'UE e dalle finte missioni di pace all'estero.

La soluzione A piacerebbe di più al centro-destra. La soluzione B piacerebbe più al centro-sinistra. Ma entrambe potrebbero salvare la vita dei migranti. Una combinazione fra le due soluzioni potrebbe essere una mediazione accettabile.

Questi modelli dovrebbero poi essere esportati dall'ONU su tutto il pianeta per sancire le naturali conseguenze della globalizzazione:

1. Il principio per cui non si uccide nè si arresta chi vuole passare un confine, esattamente come non si uccide e non si arresta chi apre una impresa o investe danaro in un Paese diverso dal proprio

2. il principio di reciprocità, per cui un Paese ha diritto di far emigrare i suoi cittadini in numero pari a quelli che ospita